A cura di: MACRO MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA
2017 - Manfredi Edizioni
KAPOOR E L'ARTE DI GUARDAR DENTRO PER VEDERSI FUORI
Blocchi di carne lacerata e sanguinolenta, ammassi informi e raggrumati, coaguli di materia che squarciano con violenza la nostra percezione. Sono immagini destabilizzanti le opere di Anish Kapoor esposte in questa mostra, gran parte delle quali frutto dei suoi lavori più recenti. Lontane, per esempio, da quella nuvola, di acciaio eppure morbida e avvolgente, realizzata tra il 2004 e il 2006 e innestata, come gentile arbusto, nel Millenium Park di Chicago. Da quella forma liquida, ispirata dal mercurio, che ingloba lo skyline della città in uno specchio ellittico per poi distorcerlo e rifletterlo offrendo un nuovo quadro in movimento: un pezzo di città che vive e che ridà l'immagine, compresa in quel contesto, di chi, da fuori, si guarda vivere.
Guardare dentro, per vedersi fuori.
Ed è, forse, proprio questo, il fil rouge (mai colore fu più appropriato) che unisce quei momenti artistici di superfici lisce, specchiate e riflettenti, che accoglievano al loro interno con leggerezza, senza turbare, a questo diverso mezzo per condurre dentro, a penetrare l'essenza cavernosa delle cose. A lacerare, col bisturi impietoso dell'esperienza, che seziona corpi per nutrire conoscenza, lembi di carne incisi per guardare dentro, sfidando l'urlo della sofferenza. Un'opera, quella di Kapoor, che invita ad accettare, nostro malgrado, che di sangue, e di dolore, è intrisa la porta dell'esistenza. Da cui si passa anche, e soprattutto, per venire al mondo.
Claudio Parisi Presicce, Sovraintendente Capitolino ai Beni Culturali